Giovedì 9 settembre 2010 abbiamo concordato, con gli amici del Tiburzi, la prima uscita dell’anno sociale del gruppo “Camminare Insieme”. Destinazione Santa Maria di Galeria e Galeria Vecchia.
Con estremo piacere si è constatato che i gruppi partecipanti, Centro Diurno Asl, Istituto si Riabilitazione Calamatta ed Istituto Santa Cecilia, erano tutti presenti con particolare entusiasmo. Numerosi i partecipanti anche tra i nostri volontari del “Tiburzi” cosicché il gruppo di oggi ha raggiunto la quota di ben trentatrè presenze.
All’appuntamento, presso la stazione di Servizio Agip sull’Aurelia, tanti baci ed abbracci e organizzati gli equipaggi ci siamo diretti alla prima consueta tappa del percorso: il Bar di Cerveteri dove oltre a fungere da punto di raggruppamento, è anche occasione per prendere un buon caffé e per scambiare due chiacchiere.
Giunti nel piccolo Borgo di Santa Maria di Galeria Nuova, costruito verso la fine del 1700 dagli abitanti di Galeria Vecchia, dopo l’abbandono, ci ha colpito la tipica costruzione delle case coloniche delle piane dove tutta la comunità rurale ruotava intorno alla Chiesa e alle abitazione dei notabili del Territorio.
Poco distante, inoltrandoci in una fitta vegetazione, ci siamo recati ai resti della piccola Galeria Vecchia che ha origini indubbiamente molto antiche: il suo nome etrusco era “Careiae”. Costruita su un quadrilatero di rocce vulcaniche che cadono a picco formando difese naturali da tre lati, con istmo legato alla restante regione. Nel fondo vi è la forra dell’Arrone, emissario del Lago di Bracciano. Sotto uno strapiombo di alcune decine di metri vi sono i resti di antiche mole che macinarono il grano degli Etruschi, dei Romani e dei Medievali.
Dopo la scomparsa degli Etruschi, Careia venne occupata dai Romani. Più volte assediata e saccheggiata dai Saraceni, che risalivano il corso dei Fiumi, e dai Normanni. Antiche stampe medioevali la definivano “Ampla et magna”. Fu residenza dei Conti di Tuscolo e rifugio degli Antipapi. In fasi alterne fu Feudo degli Anguillara e degli Orsini che si combattevano in queste zone del Lazio. Dalla metà del 1700 la gente del luogo cominciò a morire misteriosamente, probabilmente di malaria per lo zone paludose create dal fiume. Così, sul finire dello stesso secolo, la popolazione ridotta a 150 abitanti abbandonò completamente la cittadina trasferendosi nel nuovo Borgo.
L’uscita di oggi è stata particolarmente significativa: sarà stato il tempo soleggiato e gradevole, sarà stato il clima di amicizia e di solidarietà che si sta ben consolidando, sarà stato l’ambiente del bosco a tratti inesplorato, che ci ha dato un senso di protezione e di pace, sarà stato… insomma una giornata così ha fatto dichiarare al nostro Lorenzo: “Che bella giornata che abbiamo trascorso!…”